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È in quel momento che Hilfiger decise di aprire un piccolo negozio di vestiti a Elmira, con i 150 dollari messi da parte lavorando alla stazione di servizio, e con l’aiuto di altri suoi compagni di scuola: lo chiamarono People’s Place – avevano soltanto 20 jeans da vendere, all’inizio – ed ebbe un successo tale da indurre Hilfiger ad aprire altri negozi in altre zone dello Stato di New York, Ce n’era uno a Ithaca, proprio vicino alla Cornell University, e Hilfiger divenne in poco tempo piuttosto noto tra gli studenti di quel giro lì, Poter contare già su quella “base” di giovani clienti lo convinse a cominciare a produrre vestiti originali, piuttosto che vendere quelli di altri marche, All’inizio creò soprattutto vestiti fatti di tessuto di jeans, soprattutto giacche e giubbotti, ma le adidas stan smith uomo cose non andarono benissimo e Hilfiger vendette i negozi per trasferirsi a New York, nel 1979, dove per un po’ di tempo lavorò come designer freelance per altre marche..

Come vestivano al lavoro negli anni Ottanta Hilfiger racconta che in quei suoi primi anni a New York, l’inizio degli Ottanta, le persone andavano ancora in ufficio in giacca e cravatta, ma in America alcuni – a cominciare da certi dirigenti della Silicon Valley – gradualmente smisero di farlo e preferirono un look meno formale, con pantaloni di chino e camicie button-down, Hilfiger si trovò nel posto giusto al momento giusto: il suo stile non era mai stato classico ma neppure troppo casual, Era cresciuto in un ambiente “preppy”, una buffa parola che gli americani usano per inquadrare quelli che adidas stan smith uomo indossano maglie polo Lacoste e quel genere di indumenti lì, non del tutto classici ma neanche del tutto sportivi..

Hilfiger, che trovava noioso quel tipo di abbigliamento, si inventò una nuova declinazione adidas stan smith uomo del “preppy”, con colori chiari e vivaci, e molti tessuti di jeans, recuperando quindi quella parte di pubblico sportivo piuttosto “allergico” al preppy tradizionale, Nel 1985 fondò la Tommy Hilfiger e tenne la sua prima sfilata, ottenendo da subito – grazie anche all’ambiziosa campagna di George Lois – un notevole successo di vendite e, in seguito, l’approvazione crescente di un pubblico molto eterogeneo, sia tra i clienti sia tra testimonial e celebrità varie (da Kate Moss a Snoop Dogg, per dire)..

In un passaggio dell’intervista con Bloomberg, Hilfiger spiega abbastanza chiaramente quello che ritiene essere stato uno degli aspetti più rilevanti del successo della sua azienda: l’abbordabilità dei prezzi. “Alla mano” è certamente la parola chiave. Se sei alla mano significa che sei vendibile, e questo si traduce in profitto. Molti non lo capiscono. Pensano che se fai bei vestiti, la gente li comprerà a qualsiasi prezzo. Non è sempre vero. Inoltre, se sei troppo attuale, puoi finire fuori moda molto rapidamente. Ma se non sei abbastanza alla moda, non farai il salto. Ci sta tutta un’arte nell’essere sicuro che il tuo prodotto non sia troppo avanti ma neppure troppo indietro.

L’espansione e gli anni Novanta Grazie alla partecipazione e agli investimenti di altri partner commerciali di rilievo internazionale, la Tommy Hilfiger si espanse nei mercati esteri e si quotò in borsa, nel 1992, I partner furono la Silas Chou (una delle quattro maggiori aziende manifatturiere cinesi), il finanziere canadese Lawrence Stroll e adidas stan smith uomo l’americano Joel Horowitz, che avevano entrambi lavorato in Ralph Lauren: da una società da 100 milioni di dollari che era, negli anni Novanta la Tommy Hilfiger divenne un gruppo internazionale da 1 miliardo di dollari, ha raccontato Hilfiger a Bloomberg..

La crisi, la vendita e la rinascita della marca A causa di un brusco crollo delle vendite, all’inizio degli anni Duemila la Tommy Hilfiger attraversò un lungo periodo di crisi, e arrivò a far segnare fino al 75 per cento di perdite in un solo trimestre. Bloomberg sostiene che la crisi di Hilfiger fu in parte legata anche al fatto che la vecchia “base” preppy abbandonò la marca Tommy quando questa fu largamente adottata dalla comunità hip-hop americana, e che Hilfiger rimase sostanzialmente “orfano” di un pubblico di riferimento quando la comunità hip-hop si rivolse verso altre, nuove tendenze. È una lettura in parte condivisa dallo stesso Hilfiger, che sostiene che la rinascita della marca in tempi recenti è stata – anche – merito di una sorta di ritorno alle radici di Hilfiger, piuttosto che il tentativo di inseguire nuove mode.

Nel 2006 Hilfiger fu venduta per 1,6 miliardi di dollari alla Apax Partners, una società finanziaria inglese, e nel 2010 – dopo un periodo di ripresa e stabilizzazione economica – l’azienda fu acquisita dall’americana PVH Corp (Phillips-Van Heusen), una delle più grandi società di abbigliamento al mondo (possiede anche altre marche tra cui Calvin Klein), «Ma non è che abbiamo venduto e ce ne siamo andati», ha spiegato Hilfiger a Bloomberg, sottolineando che l’azienda adidas stan smith uomo non ha mai smesso di produrre vestiti, e tecnicamente non ha mai chiuso (Hilfiger è tuttora principal designer ), L’anno scorso i profitti della Tommy Hilfiger negli Stati Uniti sono cresciuti del 14 per cento..

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