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La sfilata di Balmain Gli esperti hanno apprezzato parecchio la sfilata di Valentino, che anche se è una maison italiana sfila a Parigi sia con la linea da uomo che con quella da donna, Da qualche anno i direttori creativi sono Mariagrazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, che sono stati formati dallo stesso Valentino Garavani, Luke Leicht ha spiegato su Vogue che la sfilata è stata un misto di ispirazioni: dall’Esistenzialismo di Sartre al viaggio nel mondo e dentro se stessi del film Into the Wild, Le linee erano molto semplici, con cappotti dritti in tinta unita o a quadri, I colori più usati sono stati il cammello, il nero, il grigio, il rosso e il verde ottanio, Hanno colpito soprattutto i poncho e graffitishop i giubbini con fantasie etniche..

La sfilata di Valentino La collezione di Kenzo, il marchio giapponese con sede a Parigi, disegnato da qualche anno dagli stilisti Carol Lim e Humberto Leon, era molto colorata e con fantasie geometriche su completi formali e abiti che ricordavano le tute, Angelo Flaccavento ha spiegato su Business of Fashion  che i due stilisti hanno dimostrato con questa collezione la loro voglia di diventare famosi, per cui si sono ispirati molto al mondo di internet e dei social network, Secondo Flaccavento non hanno proposto grandi novità in termini di design, ma sono riusciti a graffitishop creare cose che il pubblico desidera, com’è già successo, per esempio, con le felpe che stanno vendendo molto bene..

La sfilata di Kenzo La sfilata di Dior La sfilata di Louis Vuitton Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo, E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove, Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post, Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner graffitishop pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli..

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta. Ha 17 anni, è un mormone dello Utah, vive con tre sorelle che lavorano nella moda ed è famoso grazie a Instagram, dove ha quasi 2 milioni di followers Le foto e le collezioni notevoli della settimana della moda maschile in corso a Milano Si va in giro con gli sci e gli snowboard, oppure si fa jogging e si gioca a football, nonostante la tempesta: ma principalmente si spala

Negli ultimi tempi la Cina si ritrova sempre più al centro del mondo della moda: non solo dal punto di vista economico, dato che – seppur in calo – in Cina c’è un grosso mercato del graffitishop lusso e di capi e accessori firmati, ma anche dal punto di vista creativo: sempre più stilisti occidentali si ispirano alla moda cinese, alcuni marchi sono stati acquistati del tutto o in parte da imprenditori cinesi – come gli italiani Krizia o Francesco Scognamiglio – mentre ci sono sempre più stilisti cinesi emergenti da tenere sott’occhio, Lo scorso settembre molti di loro hanno sfilato alla settimana della moda donna di Milano, mentre qualche mese prima Vogue Italia aveva dedicato il numero di giugno 2015 alla Cina, con modelle cinesi in copertina e servizi sui giovani stilisti di Pechino..

L’interesse della moda verso la Cina è stato sancito anche dalla mostra estiva del prestigioso Metropolitan Museum of Art (MET) di New York: China: Through the Looking Glass, sull’influenza dell’estetica cinese sulla moda occidentale. La mostra è diventata la più popolare del museo dedicata alla moda e la quinta più visitata finora, ed è ricordata anche per l’inaugurazione, a cui era presenta Rihanna con un lungo mantello giallo disegnato dalla stilista cinese di alta moda Guo Pei.

Rihanna all’inaugurazione della mostra dedicata alla moda cinese al Metropolitan Museum of Art, New York, 4 maggio 2015, (Charles Sykes/Invision/AP) In un articolo sulla rivista Forbes, Glenda Toma scrive che molti nuovi stilisti cinesi stanno lavorando parecchio per farsi conoscere, mentre stanno aumentando anche le iscrizioni di studenti cinesi alle scuole di moda, Lo ha confermato Gemma Williams, che lavora al London College of Fashion, una delle più importanti scuole di moda europee e che recentemente ha pubblicato il libro Fashion China (Thames & Hudson), dove segnala graffitishop i 41 stilisti cinesi che ritiene più promettenti, Per farlo ha consultato un po’ di addetti ai lavori del mondo della moda cinese, tra cui la stilista Lucia Liu e la top model Liu Wen, L’idea iniziale era trattare solo gli artisti emergenti, ma il sistema si è rivelato molto più ampio e complesso e Williams ha finito per inserire anche gli stilisti già affermati..

Come in occidente, anche gli stilisti cinesi si occupano di prêt à porter, gli abiti per tutti i giorni, e di alta moda, cioè gli abiti da sera, È stato però difficile per Williams trovare uniformità nello stile dei diversi stilisti, perché la Rivoluzione culturale promossa da Mao Tse-Tung nel 1966 – con l’obiettivo di rafforzare e imporre la visione del partito comunista in tutti gli aspetti della vita cinese – ha cancellato molti aspetti tradizionali e culturali del paese, compresa la storia del costume, Mao ha per esempio introdotto lo zhongshan, una giacca-divisa con quattro tasche e il colletto alla coreana che tutti dovevano indossare allo stesso modo, Solo le riforme che sono state fatte dagli anni Ottanta in poi hanno permesso la nascita dell’industria della moda e quindi l’affermarsi di stilisti, ognuno con una sua interpretazione personale dello graffitishop stile tradizionale cinese..



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