Mini Backpack

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Nella vita professionale di Alaïa le donne sono sempre state al centro delle sue ispirazioni e così si è circondato di molte ispirazioni celebri, come Grace Jones e Greta Garbo, per la quale creò cappotti, vestiti e mantelli, Tutti capi che lo stilista riacquistò all’asta dopo la morte dell’attrice e mini backpack che fanno parte del suo archivio, Dopo la morte della sorella negli anni Novanta, Azzedine Alaïa si ritirò per qualche tempo dal lavoro, ma ad aiutarlo a riprendersi fu la gallerista Carla Sozzani, che Alaïa racconta come una seconda sorella e che tutt’ora lo sostiene nel suo lavoro..

Ma nel 2000 Alaïa chiuse un accordo con il gruppo Prada, che acquisì in esclusiva le licenze del marchio Azzedine Alaïa, Dopo un paio di anni riprese a sfilare con l’Haute Couture riguadagnando il successo degli anni Ottanta, e nel 2007 – dopo aver riacquistato da Prada le licenze – chiuse un accordo con la società svizzera Richemont, che da allora non ha modificato lo stile del brand ma ha puntato ad un allargamento della clientela con l’apertura di nuove boutique e il mini backpack lancio del primo profumo nel maggio scorso, Alaïa ultimamente si è adeguato ai ritmi del fashion system, ma nell’intervista citata a D di Repubblica ha detto: «Quando Jean-Paul Gaultier ha chiuso il suo prêt-à-porter, ho pensato: ha fatto bene, Come si possono sostenere i ritmi produttivi di oggi? È impossibile essere creativi facendo dieci, dodici collezioni l’anno, Mi fa anche impressione la trasformazione del designer: da stilista è diventato direttore creativo, praticamente una redattrice di moda evoluta che lavora per immagini, non per contenuti, e non c’è più alcuno studio sugli abiti, Forse, se si vuole di nuovo parlare di creatività e innovazione, bisogna tornare indietro, Ma non penso voglia farlo nessuno»..

Alaïa ha un’identità mini backpack molto forte e riconoscibile: lui stesso si veste quasi sempre di nero, indossando camicie che ricordano, nel taglio, gli abiti tradizionali tunisini, Simone Marchetti su D lo ha descritto così: « Piccolo di statura, occhi di fuoco: Azzedine è come un folletto nero, È timido e impulsivo ma, appena sa di poter aprire il libro dei ricordi, diventa un fiume in piena», Ma sono ormai almeno trent’anni che la cosa più nota di lui è quella raccontata nella mostra romana, l’attenzione al corpo femminile, a come è fatto, a mostrarlo, anche in modi un tempo giudicati impudichi..

Per alcuni i suoi abiti superaderenti, scolpiti alla cintura e sul sedere rappresentano il peggio della nuova immagina della moda: uno scarto indietro verso i vestiti sexy e provocanti di certo inappropriati per la donna moderna. Alaia risponde con filosofia: «Dipende da chi li indossa». Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo. E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove. Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post, È un modo per esserci, quando ci si conta, Diversi brand di abbigliamento vecchi e nuovi stanno investendo sempre di più nel soddisfare la domanda di moda dei fedeli più integralisti Uno dei più leggendari brand di moda americani e del mondo resterà senza la sua fondatrice, perché le cose cambiano Michele Masneri raccoglie sul mini backpack Foglio notizie e sentiti dire, "forse prendendo cantonate", sulla stilista più famosa e venduta del mondo.

Puma, l’azienda di abbigliamento sportivo, sta spendendo molti soldi per la sua collaborazione con la cantante pop americana Rihanna. Il sito Fashionista racconta che il 24 luglio l’azienda di abbigliamento sportivo ha comunicato i guadagni e le spese dei primi mesi del 2015, e sulle uscite c’è un aumento del 20,4 per cento, pari a circa 357milioni di euro che nel breve termine significano una perdita di 3,3 milioni di euro per il brand tedesco di proprietà della multinazionale francese Kering. Fashionista attribuisce queste spese soprattutto alla collaborazione di Puma con Rihanna (oltre che alla sponsorizzazione della squadra inglese Arsenal).

A fine 2014 Rihanna ha firmato nella sede di Puma a Herzogenaurach, in Germania, un contratto come testimonial e come direttore creativo per la linea di abbigliamento femminile che uscirà nel 2016, Al momento della firma l’azienda non ha voluto dire quanti soldi avrebbe ricevuto Rihanna per questa collaborazione, ma i numeri usciti qualche settimana fa fanno capire che l’azienda deve credere molto in questo progetto, Del resto, come scriveva Paulina Szmydke su WWD, «l’iniziativa è l’ultima di una serie di sforzi che Puma sta compiendo per spingere le vendite e dare nuovo smalto all’immagine del brand», Nel 2013 mini backpack le cose non si mettevano bene per Puma, visto che ormai da tre anni i suoi guadagni erano in forte calo e circolavano voci che Kering volesse venderla, Così il nuovo amministratore delegato Bjørn Gulden (arrivato nel luglio 2013) ha deciso per una ristrutturazione totale del marchio – ancora in corso – per riposizionarlo come brand sportivo di maggior livello, vista anche la forte competizione con Nike e Adidas, soprattutto sul piano dell’immagine, Il rilancio di Puma passa quindi attraverso l’aumento della distribuzione con l’apertura di nuovi negozi in India, Cina e Stati Uniti, il lancio di nuovi prodotti e l’investimento di molti soldi nell’immagine e nel marketing..

L’operazione Rihanna ne è un esempio, Scelta – a sentire Gulden – «per il suo profilo internazionale, il suo carisma, la sua individualità e il suo essere ambiziosa», Rihanna è in realtà diventata testimonial di Puma per due ragioni fondamentali: il target a cui si rivolge (giovani tra i 14 e i 25 anni) e i suoi follower su Twitter (38,3 milioni) e Instagram (14,1 milioni), Lei ha comunicato ai suoi fan la collaborazione con Puma postando una foto proprio sul suo profilo Instagram, Rihanna è l’unica testimonial di Puma a non essere una sportiva (tra i nomi su cui investe il brand ci sono mini backpack il calciatore Mario Balotelli e il corridore Usain Bolt), perché come ha detto il direttore marketing di Puma, Adam Petrick, a Vanessa Friedman sul New York Times : «stavamo cercando qualcuno che attraesse le donne in tutto il mondo, Le donne nel basket, ad esempio, sono tante in un paese, ma pochissime in un altro, In termini di body confidence, audacia e determinazione, era chiaro che Rihanna aveva le caratteristiche giuste, È un elemento rivoluzionario», Petrick ha aggiunto poi che è stata la stessa Rihanna e proporsi come designer – ruolo ricoperto fino al 2012 da uno stilista (vero) come Hussein Chalayan – oltre che come testimonial, perché ha detto di voler «cambiare il volto del brand dal punto di vista del prodotto»..



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